Benvenuti a tutti! Oggi è il 25/02 - San Lorenzo Bai Xiaoman Martire


ORACOLO DELLO SHEN SHU - la vita è un cammino, se devi stare attento a ogni passo, non devi però perdere di vista il quadro globale. Fermati e ascolta: dove sei e dove vorresti essere in questo momento? Chi sei e chi vorresti essere in questo momento? Ricorda che il mondo è molto più grande di quanto il tuo pensiero possa immaginare.


 
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Felis Silvestris Catus: il Gatto

Ultimo Aggiornamento: 26/04/2007 16:27
26/04/2007 16:12
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Il gatto o gatto domestico (Felis silvestris catus) è un mammifero carnivoro di piccola taglia della famiglia dei felidi (genere Felis). Venne introdotto in Europa dall'antico Egitto dove era considerato un animale sacro; in alcuni casi veniva mummificato e messo sui sarcofagi delle famiglie più ricche.

Si può trovare allo stato selvatico (ne esistono ancora diverse specie), ma prevalentemente vive nell'ambito domestico. La sua temperatura corporea oscilla fra i 38° e i 38,5°C; la frequenza respiratoria normale è di 10/20 respiri al minuto e quella cardiaca di 110/140 battiti al minuto.

Il gatto è dotato di un'eccellente vista grazie alla quale può vedere in condizione di scarsissima luminosità; percepisce la profondità e l'estensione delle cose per merito della sua visione binoculare, mentre di giorno la sua vista perde alcune potenzialità. Ha una forte percezione del movimento, ma non distingue bene i dettagli; inoltre si ritiene che distingua una parte dei colori, anche se non riesce ad individuare il colore dei dettagli minuti, come la maggior parte dei mammiferi.

Il suo udito è molto sensibile: infatti riesce a captare rumori molto diversi e distanti (anche alcune fasce di ultrasuoni) distintamente sia con un orecchio che con l'altro; al contrario, percepisce male i toni bassi.

Anche l'olfatto del gatto è altamente sviluppato: riesce a sentire l'odore della femmina a centinaia di metri di distanza.

Ha un senso del gusto molto sviluppato grazie al quale può percepire una minima variazione nel sapore dell'acqua. Poco valutabili dal gatto sono i sapori dolci[citazione necessaria]. La sua lingua è coperta da piccole papille che la rendono molto ruvida, e gli permettono di snodare il pelo durante la sua tolettatura (salvo casi particolari, i gatti si "lavano" ogni giorno) e di raschiare la carne dalle ossa. I baffi di questo felino sono chiamati vibrisse, molto importanti per la sua stabilità e per percepire gli ostacoli; è anche grazie ad esse che riesce ad orientarsi nel buio più assoluto. Un altro utilizzo delle vibrisse è quello di riuscire a percepire le dimensioni dei piccoli spazi.
Il vasto territorio del gatto (almeno un chilometro di raggio dalla sua sede stabile per i maschi, almeno 200 metri per le femmine) comprende tutta quella parte di mondo che abbia conosciuto a seguito di esplorazione. A seconda delle inclinazioni caratteriali, può esprimere maggiore o minore vocazione all'esplorazione, ma una volta conosciuta una data porzione di territorio, la marca con i suoi odori e la apprende come irrinunciabilmente sua; le stesse stanze di un appartamento, una volta che gli siano note, divengono suo territorio al quale si riserva di riaccedere a piacimento, per questo irritandosi dinanzi alla famosa "porta chiusa" (che con l'interessata osservazione può imparare ad aprire saltando sulla maniglia o tirando con le unghie il bordo dell'anta, se la porta lo permette).
La memoria del territorio è costruita solo additivamente, nel senso che apprende di quanto venga "aggiunto" al territorio, ma non di quanto ne venga sottratto (anche da sé medesimo): la scoperta della tana di un topo, ad esempio, porterà il gatto a passare sempre a controllarla nonostante egli stesso abbia catturato il topo, e sappia quindi che è abbandonata, e malgrado non ve ne tornino altri. L'istinto territoriale, si è congetturato, dovrebbe avere relazione con esigenze istintuali di conservazione della specie, riscontrandosene un'accentuata riduzione a seguito di sterilizzazione.





Faith
26/04/2007 16:15
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Il gatto e le altre culture
Nella cultura buddhistica al gatto, insieme al serpente, si rimprovera di non essersi commosso davanti al Buddha.
In Cina era considerato benefico e veniva mimato nelle danze agrarie (granet).
In India rappresentava kramrisc, ossia “la beatitudine del mondo animale. Infatti troviamo molte statue di gatti asceti che la rappresentano.
Nell’antico Egitto era venerato sotto l’aspetto del Gatto divino, dea Baster, benefattrice e protettrice dell’uomo.
Troviamo anche numerose opere d’arte che la rappresentano con un coltello in una zampa, mentre taglia la testa al serpente Apophis, il Drago delle tenebre. Il gatto rappresenta in questo caso la forza felina al servizio dell’uomo.
Nella tradizione celtica questo animale è stato considerato Cenn Chaitt, testa di gatto; col soprannome dell’usurpatore Cairpre che, occupando il potere supremo, causò la rovina dell’Irlanda.
Nel Galles uno dei tre flagelli dell’isola di Anglesey è un gatto abbandonato dalla scrofa mitica Henwen (Bianca-vecchia).
Nella tradizione il gatto scritto qatt è piuttosto favorevole tranne se è nero.
Il Gatto è dotato di baraka, un gatto perfettamente nero possiede qualità magiche e la sua carne viene mangiata per liberarsi dalla magia.
In Persia quando si tormenta un gatto nero si rischia di avere a che fare, sotto questa apparenza, con il proprio hemzad (genio nato insieme all’uomo per tenergli compagni e di nuocere così a se stesso).
Secondo altri è uno spirito malefico che bisogna salutare quando entra di notte in una camera. A volte il gatto è ritenuto un servo dell’inferno.
I Nias di Sumatra ritengono che il gatto aiuti a scagliare le anime colpevoli nelle acque infernali.
Per gli indiani d’America del nord, il gatto selvatico è un simbolo di destrezza, di riflessione e di ingegnosità, osservatore e furbo.





Faith
26/04/2007 16:23
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La leggenda dell'origine
I gatti sono comparsi la prima volta accanto all'uomo quando questi incominciò a coltivare il grano ed ebbe la necessità di difendere le proprie scorte di frumento dai ratti e dai topi. Le raffigurazioni di gatti, che fino ad oggi sono ritenute le più antiche, provengono da Hacilar in Anatolia (6000 a.C.). Solo di poco più recente è una rappresentazione proveniente da Gerico (5000 a.C.) che raffigura alcune donne intente a giocare con dei gatti. Intorno al 3000 a.C. ebbe inizio la nostra vera, rapida carriera, la nostra ascesa agli onori divini. I sacerdoti della dea Bastet dalla testa di leone avevano non pochi problemi con gli animali sacri alla loro divinità: infatti i leoni erano assolutamente inadatti ad essere addomesticati.

Una leggenda dell'antico Oriente, narra che allora il leone starnutì e, dalle sue narici saltò fuori un piccolo gatto. I primi geroglifici in cui compaiono le parole "Gatto - Mint" e "Gatta - Miu" sono databili alla V e VI dinastia (intorno al 2300 a.C.). Già all'inizio del Medio Regno i miei antenati erano considerati animali sacri. Ra, il dio del Sole, era venerato sotto sembianze feline e la dea Bastet fu promossa al rango di vera e propria divinità-gatto. Il culto del gatto conobbe il suo momento di maggior fulgore durante la XII e la XIII dinastia (intorno al 1800 a.C.). Gli egiziani che visitavano il tempio di Bastet portavano come offerta oggetti di devozione sotto forma di piccole figure di gatto in ceramica o bronzo, inoltre seppellivano i corpi imbalsamati di noi amatissimi gatti defunti. Questi felini giacevano all'interno di piccoli sarcofaghi decorati e corredati di giochi e di cibo per il lungo viaggio nell'aldilà. In segno di cordoglio le persone in lutto si rasavano le sopracciglia. Eravano curati dai sacerdoti del tempio e per questi era severissima la punizione nel caso fossero accusati di negligenza nei confronti dei gatti sacri. Per un Egiziano facoltoso possedere un gatto era una sorta di Status symbol.


[Modificato da fairyfaith 26/04/2007 20.27]



Faith
26/04/2007 16:27
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La sua festa
Questa splendida iniziativa è stata ideata, nel 1990, dalla fervida mente della giornalista e gattofila Claudia Angeletti, la quale, attraverso le pagine della rivista "TuttoGatto", ha promosso un referendum tra i lettori per scegliere il giorno dell'anno più consono a festeggiare questo nostro straordinario amico. Sono state proposte molte date, tra cui vogliamo ricordare, il 26 maggio dedicato a San Filippo Neri (che tanto amava i gatti)e il 21 marzo perché a primavera nascono i gattini, segno della vita che si rinnova. Ma la data scelta è stata quella del 17 febbraio, proposta da Oriella Del Col, con le seguenti motivazioni: febbraio perché è il mese posto sotto il segno zodiacale dell'Acquario, a cui appartengono gli spiriti intuitivi, liberi e anticonformisti, come solo i gatti sanno esserlo. Per quanto riguarda il giorno 17, la scelta è stata bivalente. Nel bacino del Mediterraneo, soprattutto presso i popoli di origine latina (Spagna, Francia e Italia), questo numero è considerato sfortunato perché in numeri romani il 17 si scrive: "XVII" che anagrammato diviene "VIXI" cioè "sono vissuto, sono morto", ma il gatto con le sue sette vite può dire di aver vissuto, ma di non essere morto e d'avere esorcizzato così la morte. Nel nord Europa invece, questo numero ha un valore positivo che significa, tra l'altro, vivere "una vita per sette volte". Ed anche in questo caso calza a pennello al gatto.



Da: wikipedia.it; violettenet.it; digilanger.libero.it

[Modificato da fairyfaith 26/04/2007 16.29]



Faith
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