Benvenuti a tutti! Oggi è il 25/02 - San Lorenzo Bai Xiaoman Martire


ORACOLO DELLO SHEN SHU - la vita è un cammino, se devi stare attento a ogni passo, non devi però perdere di vista il quadro globale. Fermati e ascolta: dove sei e dove vorresti essere in questo momento? Chi sei e chi vorresti essere in questo momento? Ricorda che il mondo è molto più grande di quanto il tuo pensiero possa immaginare.


 
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La Sacra Sindone

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2006 22:59
21/09/2006 22:59
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La Sindone è un lenzuolo funerario di lino, una stoffa antica, da far risalire - secondo Raes (VS 73-74) - ai tempi di Gesù, e giunta fino a noi (come è avvenuto anche per lini egiziani antichissimi, di cui uno di ben 5.000 anni fa, conservato al Museo Petrie di Londra).
La Sindone, detta di Torino (Shroud of Thurin), risulta essere un lenzuolo rettangolare con struttura a spina di pesce della lunghezza di metri 4,36 e larghezza di metri 1,10. Sulla Sacra Sindone mancano notizie storiche per tutto il primo millennio dopo Cristo.... Questo perchè, oltre a delle norme severe della legge ebraica che vietava la rappresentazioni di immagini sacre (antico retaggio contro l'idolatria[SM=g27987]io è uno e non può essere raffigurato), nel secolo ottavo sorse la lotta iconoclastica cioè contro le rappresentazioni religiose fatte in immagini. Di conseguenza la Sindone venne dai fedeli tenuta gelosamente nascosta fino all'842 dove in un Concilio venne proclamata la santità delle immagini che poterono di nuovo essere esposte. Ma anche in Occidente rimase per un certo periodo la preoccupazione di non rappresentare in alcun modo i segni della tremenda sofferenza di Gesù in croce. Verso il secolo 9°-10° , ripresa l'iconografia del Crocifisso - , fu esposta per la prima volta in forma solenne a Costantinopoli (nel 944)... Fonti storiche testimoniano che esisteva a Edessa (ora Urfa), nella Turchia sud-orientale, un immagine chiamata "Mandillion", dalla quale furono riprodotti numerosi "volti santi": essi hanno un'impressionante rassomiglianza con la Sindone. Il Mandillion era ripiegato in otto, in modo tale da lasciare solo scoperto il volto, ma - se spiegato - metteva in evidenza tutto il corpo che presumibilmente aveva avvolto. La stretta rassomiglianza tra il Mandillion e la Sindone, nonchè la scomparsa del primo subito prima dell'apparizione della seconda, fanno pensare in modo verosimile che Mandillion e Sindone siano la stessa cosa. A questo punto si innesta il capitolo riguardante il percorso della Sindone dal Medioriente all'Europa e infine a Torino (SN 79). Da quell'epoca, cioè attorno al Mille, non si fanno più riferimenti al Mandillion, ma solo alla Sindone. Allora, sacerdoti e funzionari di corte fecerp interessanti descrizioni della Sindone, come "immagine impressa senza pittura, senza colore nè arte di pittura", per cui "i tratti del viso si sono formati sui tessuti di lino". Si ritiene che la Sindone sia rimasta a Costantinopoli fino al 1247. Tra questa data e la sua ricomparsa nel 1353 a Lirey (Champagne, Francia), le notizie sulla Sindone sono frammentarie e confuse. Si può tentare di ricostruire comunque qualche frammento ricordando che l'Ordine dei Templari ebbe a che fare con il percorso della Sindone in Europa. Distrutto da Filippo il Bello, l'Ordine dei Templari esercitò ancora la sua influenza al di fuori del territorio francese e precisamente in Inghilterra. Proprio qui, la Sindone venne custodita dai Templari, nonostante la loro sanguinosa repressione, in Francia nel 1307. La Sindone fu sempre tenuta in altissima considerazione dalle autorità sia civili che religiose. Goffredo di Charny l'ebbe in eredità dallo zio omonimo, dopo il periodo di custodia dei Templari. Ricomparve alla corte di Ludovico II dei Savoia, portatavi da Margherita Charny - dopo lunghe contese con i Canonici di Lirey, che l'avevano in custodia -, del quale divenne proprietà dopo un passaggio avvenuto probabilmente a Ginevra. I Savoia, in base ad un accordo con i Canonici di Lirey, la conservarono dapprima a Chambery (dove avvenne il famoso incendio), poi la trasferirono in luoghi diversi tra cui Pinerolo, Torino, Savigliano, Vercelli, Pont d'Ain, finchè nel 1578 le trovarono una sistemazione definitiva a Torino, da dove, per vicende di guerre, si spostò ogni tanto per nasconderla al saccheggio di invasori, e fu così anche nella prima e nella seconda guerra mondiale. Il 9 maggio 1506 il duca Carlo III di Savoia e la madre Claudia chiedono e ottengono dal papa Giulio II il "riconoscimento liturgico" della Sindone con "Ufficio e Messa", da celevrare ogni anno il 4 maggio, cioè in data di Tempo Pasquale. Da allora essa fu sempre venerata come "reliquia" da vari Papi, tra cui ricordiamo i più recenti: Pio XI, Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo II. Quest'ultimo, di fronte alla documentazione fotografica che gli venne presentata esclamò: "Digitus Dei est hic" (Quì c'è il dito di Dio). E, durante un'intervista dopo le conclusioni degli esami del C14, la chiamò esplicitamente "reliquia" (28 ottobre 1989).

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L'incendio di Chambéry. La notte dal 3 al 4 dicembre 1532 scoppiò furioso un incendio nella Cappella della Sindone, che raggiunse rapidamente la nicchia d'argento che la conteneva. Alcune gocce d'argento fuso caddero nell'interno della nicchia, distruggendo un angolo della stessa Sindone ripiegata (non arrotolata come oggi). L' incendio venne domato da quattro ardimentosi, che si gettarono tra le fiamme versando molta acqua sul lino e portandolo fuori dalla cappella. L'incendio fu di tali proporzioni da provocare la distruzione della parete della Cappella (che poi fu ricostruita). Nonostante tutto, l'immagine della Sindone non subì danni. Si parlò di miracolo. Il lenzuolo venne sottoposto a restauro: fu rattoppato dalle Suore Clarisse per incarico di Carlo III duca di Savoia. Le tracce lasciate, oltre che dal rattoppo, dalle fiamme e dall'acqua di spegnimento, balzano pre prime all'occhio del visitatore. Queste, come le macchie di sangue, si presentano "in positivo" sulla tela, mentre le improne dell'Uomo della Sindone sono "negative": fenomeno questo inspiegabile, che tuttavia fa capire perchè le lastre fotografiche esaminate dall'avvocato dott. Secondo Pia risultarono, nella camera oscura, in "positivo" (SN 140).
Merita un ultimo accenno l'influenza che la Sindone ha avuto sulle raffigurazioni di Gesù nell'arte. Da quando il Mandillion, identificabile con la Sindone, venne esposto a Costantinopoli, esso fu preso a modello delle rappresentazioni di Gesù nelle icone. Di conseguenza le raffigurazioni del volto di Gesù - contrariamente al passato - divennero da allora molto più simili tra loro.
Da notare l'impressionante rassomiglianza tra l'evento dell'incendio di Chambery e l'ultimo incendio scoppiato sempre nella notte, tra l'11 e il 12 aprile di quest'anno (1997) nella Cappella della Sindone e nell'attiguo torrione del Palazzo Reale, vicono al Coro dei Canonici. E anche in questo caso, pur nel furoreggiare dell'incendio (i telegiornali ci hanno fatto ben vedere come è stata ridotta la Cappella), degli ardimentosi sono riusciti a portare via la teca contenente la Sindone prima che subisse danni. Ci sembra molto chiaro che Satana tenta di distruggere questo importantissimo reperto del Cristianesimo in qualsiasi modo. Non crediamo sia un caso che le cose si siano svolte, a distanza di secoli, in modo nettamente simile se non quasi uguale. Grazie a Dio e anche un grazie agli ardimentosi "Vigili del Fuoco" di oggi e ai passati "Vigili del Fuoco" di Chambéry (N.d.R).

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Identificazione dell'Uomo della Sindone. Prima di mostrare altri articoli e foto in pagine che seguiranno, vogliamo calcolare le probabilità che l'Uomo della Sindone sia Nostro Signore Gesù Cristo.
Tesi:
Se si getta in aria una moneta, si ha una probabilità su 2 che si ottenga il lato della moneta prescelto (1/2). Se si getta in aria un dado, si ha una probabilità su sei (quante sono le facce del dado) di ottenere il numero prescelto (1/6). Se si gettano simultaneamente in aria moneta e dado, la probabilità che si ottenga contemporaneamente il lato della moneta e la faccia del dado prescelti, sarà di uno a dodici (1/2 x 1/6 = 1/12).
Ora prendiamo in esame con la stessa metodologia le sette caratteristiche più significative comuni all'Uomo della Sindone e a Gesù di Nazareth e assegnamo loro delle probabilità:
Sia Gesù di Nazareth che l'Uomo della Sindone sono stati avvolti in un lenzuolo funebre dopo la morte per crocifissione. E' noto che non molti crocifissi possono aver avuto regolare sepoltura (era il supplizio per i più ignobili individui, riservato a schiavi, briganti, assassini e continuava dopo la morte con il disprezzo del cadavere): un crocifisso su cento, cioè una probabilità su cento (1/100).
Sia a Gesù di Nazareth che all'Uomo della Sindone è stato posto un casco di spine. Nessun documento storico ricorda una tale usanza verso i condannati ad essere crocifissi: limitiamo questa probabilità ad uno su cinquemila (1/5000).
Il "patibulum" ha pesantemente gravato sulle spalle sia di Gesù di Nazareth che dell'Uomo della Sindone. Solo a volte il condannato doveva portare il palo fino al luogo dell'esecuzione: una probabilità su due (1/2).
Stessa probabilità (1/2) per come risultano fissate le mani e i piedi al legno della croce. Si potevano fermare sia per legatura che per inchiodamento.
Il Lenzuolo Sindonico rivela una profonda ferita al costato destro dell'Uomo che essa ha avvolto. Il Vangelo di Giovanni (19,33-34) narra che a Gesù "...non spezzarono le gambe, ma un soldato gli aperse il costato con la sua lancia, e subito ne uscì sangue e acqua". E Giovanni era lì presente, ha visto con i suoi occhi! Forse una probabilità su dieci (1/10).
L'Uomo della Sindone è stato avvolto nel lenzuolo appena deposto dalla croce senza che avvenisse alcun lavaggio e unzione di cadavere. Lo stesso è accaduto a Gesù di Nazareth in quanto stava per arrivare la Pasqua ebraica durante la quale nessun lavoro manuale poteva essere fatto: una probabilità su venti (1/20).
La Sindone reca l'impronta del cadavere di un uomo, ma non presenta tracce di putrefazione. Dunque essa ha avvolto un corpo umano per un periodo breve, e tuttavia sufficiente per imprimervi un'orma. E il cadavere di Gesù non stette nel sepolcro che poco più di trenta ore, dalla sera del venerdì all'alba della domenica! E' una straordinaria concordanza che autorizza a considerarla una probabilità su cinquecento (1/500).
Da questa analisi il professor Bruno Barberis dell'università di Torino ha poi ricavato la probabilità complessiva che è data dal prodotto delle singole probabilità considerate:
1/100 x 1/5000 x 1/2 x 1/2 x 1/10 x 1/20 x 1/500 = 1/200.000.000.000
In linea con gli studiosi suoi predecessori ha potuto dedurre che su 200 miliardi di ipotetici uomini crocifissi UNO SOLO può avere posseduto le stesse identiche caratteristiche comuni sia a Gesù di Nazareth che all'Uomo della Sindone, ed è il Vangelo stesso che ci dice il suo nome: GESU' CRISTO, che patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto e che il terzo giorno resuscitò da morte.

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Lorenzo...bambino mio...TI AMOOOO
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